Venerdì, 27 e sabato 28 agosto, Teatro Antico, ore 19,15Prima Nazionale
ERACLE Progetto SEGESTA
Euripide
Regia, traduzione, adattamento
Danilo Capezzani
Con la partecipazione di Gabriele Benedetti nel ruolo di Anfitrione.
E con (in o. a.)
Matteo Berardinelli (Eracle), Gabriele Cicirello (Messaggero), Domenico De Meo (Lico), Elisabetta Misasi (Megara), Mersila Sokoli (Iris), Paolo Madonna (Teseo)
Coro Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma: Dora Macripò, Filippo Marone, Guido Quaglione, Sofia Russotto
Scene e costumi
Laura Giannisi
Musiche originali
Giacomo Vezzani
Movimenti scenici
Marta Franceschelli
In collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma
NOTE
Scegliere di dirigere dodici attori su un palcoscenico di questa portata è una grande sfida. Ma prima ancora è per me e per i miei giovani compagni una necessità e una speranza, in questo tempo di nuova vita teatrale. Prima di ogni idea, vorrei che questo Eracle fosse una festa teatrale. Una di quelle feste in cui il teatro si può fare ancora in tanti.
Eracle, il più portentoso di tutti gli eroi, è assente dalla sua casa da gran tempo. Tutti lo danno per morto. La moglie Megara e il padre Anfitrione, disperati, sono vicini alla morte perché Lico, tiranno usurpatore, ha preso ingiustamente il posto di Eracle a Tebe, e ora vuole uccidere la sua famiglia. È proprio qui che prende avvio questa storia, che Euripide ci racconta quasi come una favola, mostruosa ed inevitabile. Eracle è veramente un eroe? Mi piace pensare a questa messinscena come ad un sogno. Infatti, quando tutti meno se l’aspettano, Eracle torna a casa. Ha compiuto le sue fatiche ed ora è il “più eroe” degli eroi. Ma, proprio ora, inizia la sua condanna umana e tragica, e allo stesso tempo, ineluttabile. Eracle appare come un eroe senza macchia e uccide il tiranno, salvando la sua famiglia, per trasformarsi però subito dopo in una marionetta omicida. Come venute da un mondo incantato appaiono impreviste Iris e Lyssa, quasi due streghe maledette, che distruggono la mente di Eracle: e lui, in un attimo, ammazza la moglie e insieme a lei i suoi figli. Poi, nel finale, si risveglia. Tutto potrebbe anche essere stato un sogno. Ma restano intorno a lui i cadaveri degli uccisi e i resti di una casa che ha perso la sua gioia. Rimane Eracle, l’essere umano. Carico di malinconia e di disincanto. Proprio come la vita.