ORCHESTRA SINFONICA SICILIANA

Antonín Dvořák

(Nelahozeves, Kralup, 1841 – Praga 1904)

 

Othello, ouverture da concerto, op. 93 (B. 174)

Lento, Allegro con brio

 

Durata:14’

 

Composta da Dvořák nel 1892, Othello è la terza di un trittico di Ouvertures, intitolato Priroda, zivota làska (Natura, vita e amore) che, eseguito per la prima volta sotto la direzione del compositore in un concerto a Praga il 28 aprile 1892 poco prima di partire per gli Stati Uniti, illustra perfettamente il titolo. In realtà Othello costituisce la conclusione pessimistica di questo trittico, in quanto, se le prime due V Prirodè (Nel regno della Natura) e Karneval rappresentano rispettivamente le gioie della natura e della vita, essa descrive la forza distruttiva di un amore degenerato nella gelosia. Fonte d’ispirazione di Othello è naturalmente la tragedia di Shakespeare della quale il compositore boemo mise in luce soprattutto il sentimento amoroso e la sua degenerazione nella gelosia che lo corrode fino all’autodistruzione.

L’ouverture si apre con un’introduzione (Lento), nella quale, dopo un’incipit di carattere innodico, viene esposto il tema della natura, già utilizzato da Dvořák nelle precedenti ouverture, che pian piano viene connotato in modo sinistro in quanto modificato dalla gelosia che si insinua nell’animo del personaggio shakespeariano e che va sempre più crescendo nel successivo Allegro con brio in forma-sonata, dove solo l’amore di Desdemona trova degli accenti di lirismo. La tragedia è solo ritardata, in quanto, dopo la citazione del tema del sonno dalla Walküre di Wagner e di un tema del Requiem dello stesso Dvořák, essa esplode nel violento finale nel quale Othello, dopo aver ucciso la moglie, si suicida.

 

 

Sinfonia  n. 9 (“dal Nuovo Mondo”) in mi minore op. 95 (B.178) (Sinfonia n. 5)

Adagio, Allegro molto

Largo

Scherzo: Molto vivace Trio

Allegro con fuoco

Durata: 42’

La sinfonia dal Nuovo mondo, quinta tra quelle date alle stampe, ma nona ed ultima in ordine di composizione, fu composta tra il 19 dicembre del 1892 e il 24 maggio del 1893 a New York durante il soggiorno americano di Dvořák su commissione della New York Philharmonic Orchestra che la eseguì, per la prima volta, con un notevole successo, il 16 dicembre 1893 alla Carnegie Hall sotto la direzione di Anton Seidl. Alla fine di ogni movimento, infatti, scrosci fragorosi di applausi costrinsero il compositore ad alzarsi e a fare un inchino per salutare il pubblico.

Certamente Dvořák non aveva immaginato di conseguire un così strepitoso successo quando, nel 1892, dopo vari tentennamenti, aveva deciso di accettare il prestigioso incarico di direttore offertogli dal New York National Conservatory of Music, in sostituzione del compositore finlandese Sibelius, con il quale non era stato possibile prendere contatto. Dvořák, di carattere schivo e poco propenso a lasciare la sua terra natia, si era deciso, perché pressato dalle insistenze di Mrs. Thurber, moglie di un ricchissimo commerciante newyorkese di generi coloniali, ad imbarcarsi il 15 settembre 1892 per l’America dove, appena giunto, pronunciò questo importante discorso:

“Io sono convinto che la musica futura di questa nazione debba basarsi su quelle che sono chiamate melodie Negre. Queste possono essere la base di una scuola di composizione seria e originale, da svilupparsi negli Stati Uniti. Questi graziosi e variati temi sono il prodotto del terreno. Sono le canzoni popolari dell’America e i vostri compositori devono rivolgersi ad esse”.

La tradizione americana, costituita dalla musica dei pellerossa e dei negri d’America, costituisce la base di questa composizione, non perché Dvořák abbia utilizzato dei temi tratti dal loro repertorio, ma perché, come ebbe modo di scrivere egli stesso in un articolo uscito sul «New York Herald» il 15 dicembre 1893, nel contesto dei temi originali aveva inserito i caratteri propri della musica indiana. Nel suddetto articolo egli, infatti, aveva scritto:

“Io non ho usato attualmente nessuna delle natie melodie americane. Io ho semplicemente scritto temi originali, incorporando le peculiarità della musica indiana, e, usando questi temi come soggetti, li ho sviluppati con tutte le risorse dei ritmi moderni, del contrappunto, e del colore orchestrale”.

Aperto da un Adagio introduttivo, il primo movimento Allegro molto, in forma-sonata, presenta immediatamente il primo tema, che, ispirato allo spiritual Swing Lo’Swett Chariot, ritorna anche nel corso della sinfonia fungendo da Leitmotiv e contribuendo a dare alla sinfonia stessa un’impostazione ciclica. Anche il secondo tema, presentato da oboi e flauti, è connotato in senso etnico.

Nel secondo movimento, Largo, la connotazione etnica è resa dalla struttura pentatonica del tema principale, tratto dal poema epico indiano Hiawatha del poeta americano Henry Wadsworth, dedicato al mitico fondatore della confederazione irochese.

Secondo quanto affermato dal compositore anche il terzo movimento, Scherzo, sarebbe ispirato a questo poema e, in particolar modo, ad una danza religiosa indiana, anche se alcuni musicologi hanno ritenuto di riscontrare nel tema principale alcuni tratti tipici della tradizione musicale mitteleuropea e, in particolar modo, del furiant, una impetuosa danza ceca.

Nell’ultimo movimento, Allegro con fuoco, in forma-sonata, dove, dopo una brevissima introduzione, esplode il tema più celebre dell’intera sinfonia, a cui si contrappone il secondo di carattere lirico, ritornano sia il Leitmotiv sia le idee tematiche principali del Largo e dello Scherzo nella sezione di sviluppo, aperta da un ritmo di Polka.

 

Edward William Elgar

(Broadheath, 1857 – Worcester, 1934)

 

Pomp and Circumstance, march n.5 in do maggiore op.39

 

Vivace

 

Durata: 6’

Pomp and Circumstance è una serie di ben cinque marce scritte da Elgar tra il 1901, anno a cui risale la composizione della prima, e il 1930 e che furono pubblicate, ciascuna con una dedica a un amico diverso, da Boosey & Co. con il titolo di Elgar’s Op. 39. Una sesta, che fu soltanto abbozzata da Elgar, è stata rielaborata da Anthony Payne nel 2006. Sebbene meno famosa della prima che, negli Stati Uniti, viene tradizionalmente suonata nei college e nei licei durante la cerimonia di consegna delle lauree o dei diplomi e nel Regno Unito è diventata una canzone patriottica, conosciuta col titolo di Land of Hope and Glory su testo di A. C. Benson, la Quinta è una pagina anch’essa orecchiabile in ritmo 6/8 basata sul contrasto tra un tema marziale e un altro cantabile e di carattere nobile affidato agli archi.

 

 

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